mercoledì 2 dicembre 2015

Il rispetto passa anche dalla tavola?

Il rispetto per gli altri passa anche dalla tavola? 

Me lo sono chiesto spesso in questo anno, anno in cui la mia vita alimentare è cambiata avendo deciso di diventare vegetariana.
Non so bene se il termine “avere deciso” sia esatto, è una sensazione che ho sempre avuto dentro di me ma per comodità ho preferito non darle peso, non pensarci troppo. Poi la sensazione è diventata troppo forte, quella vocina dentro di me mi ha chiaramente detto che c’era qualcosa che non andava e cosi ho fatto finalmente il passo.

Pensavo che le maggiori difficoltà sarebbero state date dalla mancanza della carne o del pesce ed invece eliminare quel cibo è stato totalmente naturale. Le maggiori difficoltà sono derivati dai miei “commensali”, amici e parenti, che una volta saputo della mia scelta hanno sciorinato una marea di domande, critiche e a volte frasi fatte.

“ Io a voi non vi capisco” – nessuno te lo ha chiesto

“ A me piace il vitello bollito vivo e poi cotto” – ognuno ha i suoi gusti

“Non è che se non mangi una mucca salvi il mondo” – il mondo forse no, una mucca si

“ Non sai cosa ti perdi” – ehm si lo so, ho fatto questa scelta a 35 anni e nessuno mi ha costretto

“ Allora anche prendere l’autobus fa male all’ambiente” – le grandi conquiste si fanno passo dopo passo

Nessuno che mi abbia mai chiesto invece "Come ti senti?"

Ovviamente tutti questi discorsi nascono a tavola, dove la domanda principale “Perché sei vegetariana?” introduce il cibo.
Ora, secondo voi per quale motivo si sceglie di diventare vegetariani? Ma soprattutto perché me lo chiedete sempre e solo quando state per mordere una bistecca? Io, che per fortuna sono una persona educata ma anche e soprattutto perchè non mi interessa iniziare questo tipo di discorso che so esattamente dove porterà, declino dicendo che non credo sia il caso di parlarne a tavola e che se si è interessati se ne può parlare dopo.

Un dopo che non avviene quasi mai perché alla gente non frega nulla se sono vegetariana, vegana, crudista, carnivora, dinosaura, omicida…la gente deve farsi i fatti tuoi e criticare.

Stessa cosa avviene dalla parte di persone vegane che mi hanno detto che in realtà essere vegetariani non ha molto senso e che è fare le cose a metà.

Ao ma che palle!!! Ma è possibile che una persona non possa vivere come vuole nel rispetto proprio ed altrui ricercando un proprio equilibrio? Perché la gente devo solamente criticare?

Criticare ogni scelta che considera sbagliata o peggio, che considera corretta ma è troppo pigra per farla, criticare ciò che gli mette paura, ciò che esula da quello che la nostra società impone.

Come ti vesti, cosa ti mangi, se ti tatui, se parti, se decidi di non sposarti o avere figli, se non vuoi un lavoro da schiavo o se vuoi semplicemente farti i cazzi tuoi, eccoli le persone che zac devono comunque dirti come la pensano quando nessuno aveva  mai richiesto la loro opinione.

Ma mentre delle cose sopracitate ormai ne avevo fatto l’abitudine, questa mia nuova dimensione mi ha portato a contatto con una realtà che avevo sottovalutato.

Non siete d’accordo con la mia scelta? Va bene.


Non vi chiedo di capirla o di accettarla, vi chiedo solo di avere rispetto per me – e possibilmente di farmi mangiare in santa pace.

sabato 21 novembre 2015

Cosa ho imparato dal terrorismo

Stasera mi sono fatta una delle domande più strane della mia vita...il terrorismo può insegnarci qualcosa?

Gli ultimi avvenimenti hanno sconvolto il nostro equilibrio, hanno aperto un varco di paura in quel velo di ignoranza che tutti noi avevamo creato.
Ignoranza nel non vedere cosa stava succedendo lontano da noi, ignoranza nel credere di essere dei buoni samaritani solamente perché postiamo su Facebook foto di gente morta con la minaccia "se anche tu sei buono condividi questa foto", di cani abbandonanti, di vecchietti lasciati al freddo...

Gli attentati di Parigi ci hanno sconvolto in maniera quasi paradossale, ridicola, perché sono anni che vediamo bambini/donne/uomini violentati, picchiati, torturati, uccisi in Siria, Nigeria, Afghanistan, Ghana e tanti troppi altri paesi...eppure gli attentati di Parigi hanno fatto luce su una realtà ancora più sconvolgente.

Se la legge è uguale per tutti, non lo è la morte.

La morte ha un colore e non è quello rosso del sangue ma è quello della pelle, è quello della bandiera del paese che si decide di postare su Facebook, è quello di chi decide se la tua vita vale più o meno di un'altra.

Gli attentati di Parigi hanno portato alla luce la violenza che vive dentro di noi, di chi inneggia alla guerra, al "mandiamoli a casa", gente che invece di piangere i morti e onorare il loro ricordo ha finalmente trovato una occasione e una scusa con cui poter esprimere la loro rabbia verso gli stranieri.
E se i terroristi mi fanno paura queste persone me ne fanno ancora di più, perché combattere contro l'ignoranza è più complicato che farlo contro le armi.

E l'ignoranza è linfa vitale per il terrore.

Pur essendo ormai abituati (che brutta parola) alla violenza e alla guerra, Parigi ci ha toccato profondamente perché Parigi è come noi, una città "normale", dove la guerra non esiste.....in Siria è all'ordine del giorno per cui una bomba in più o in meno cosa cambia? Ma se una città come Parigi viene attaccata allora lo saremo anche noi?
L'idea che uscendo per vedere un concerto si possa non tornare più a casa ha un impatto devastante sulla nostra psiche e su come viviamo o meglio vivremo da oggi in poi la nostra quotidianità.

Non so se i terroristi colpiranno anche qui, so che il terrorismo è già arrivato e ha portato la paura, un sentimento che non vorremmo mai vivere e ha rianimato l'odio, un sentimento che non dovremmo più avere.

La guerra non ci ha insegnato nulla? No.
E il terrorismo può farlo? Si.

Mi ha insegnato che non importa di che religione, colore, città sei, quando la paura ti entra dentro la tua vita cambia.  

Non ho risposte a come fermare questa ondata di violenza, a come fermarla perché temo non si fermerà mai, semplicemente perché fa comodo a molti (e mi fermo qui perché non voglio entrare in discorsi politici/economici) ma quello che noi possiamo fare è vivere senza paura.

Paura del giudizio, paura di non soddisfare le aspettative altrui, paura di fare un passo indietro per farne 2 avanti, paura di rimanere ancorata a una vita che non ci appartiene, paura della paura...

Quello che noi possiamo fare per onorare le vittime di questi atti senza onore, è vivere quella vita che loro non hanno potuto, continuare ad uscire sorseggiando quel bicchiere di vino che non hanno potuto finire, giocare, ridere, viaggiare e portare un pò di loro sempre con noi, usando la nostra paura come spinta per andare avanti rendendo il tempo che abbiamo prezioso.

Brindo a voi, colpiti nella maniera più bieca possibile, che la vostra luce si accompagni al nostro buio guidandoci nel cammino che ci è ancora rimasto su questo pazzo e bellissimo mondo.

Usiku mwema
Bonne nuit

Barbara